di Roberto Pirani
L’Italia di Lippi non aveva ancora vinto il mondiale di calcio, e uno sciopero della fame a staffetta operato da uomini e donne coraggiose chiedeva conto al Presidente-Commissario Marrazzo del suo operato. Questa era la situazione, nel più totale disinteresse.
Insieme alla Rete regionale rifiuti del Lazio mi ritrovai per giorni e giorni, a giugno e luglio del 2006, a presidiare presso la sede del Consiglio Regionale in via della Pisana 1301, con l’intento di ottenere la sospensione dei lavori del gassificatore a Malagrotta.
La mitologica “seduta straordinaria del Consiglio Regionale” in realtà non si tenne mai, ma allora non potevamo saperlo. Una astuta prassi procedurale avrebbe rimandato “ogni discussione” a dopo la presentazione delle “linee guida del piano rifiuti”.
Il dibattito sulla sospensione dei lavori di costruzione del gassificatore, dopo due anni, non ha mai avuto luogo; probabilmente per evitare che l’attuale maggioranza in Consiglio Regionale andasse in pezzi.
Grazie alla Rete Regionale Rifiuti del Lazio avremmo ottenuto il sistema porta a porta a Colli Aniene, a Decima, a Massimina, a Ciampino e Olevano e altri Comuni della Provincia di Roma ma non saremmo mai entrati nel merito dell’editto medievale definito “Ordinanze commissariali 14 e 16 del 25 marzo 2005”
(Sulle quali, anche la Corte dei Conti[1] a maggio del 2007 non ha certo taciuto l’enormità)
Nei giorni del presidio assistemmo alla scena deprimente di un addetto al bar del Consiglio Regionale, che ogni pomeriggio (rischiando la vita) attraversava una delle vie più pericolose di Roma per gettare i rifiuti tal quali nel cassonetto posto a suo “servizio”. Anche una decina di sacchi neri ogni giorno, zeppi di materiali perfettamente riciclabili.
Un pomeriggio nel cassonetto finirono addirittura delle rose espiantate dal giardino di via della Pisana 1301, da sedicenti giardinieri che ignorano cosa sia il compostaggio (come i loro committenti del resto). Le signore del Comitato Malagrotta le andarono a recuperare dal cassonetto quelle povere rose, del tutto vive e potenzialmente in grado di esprimere la loro bellezza; spiegando come potarle, come innaffiarle, come curarle.
Espiantare rose e ripiantarle nuove, piuttosto che curare il giardino del Consiglio Regionale, è esplicativo della cultura usa e getta che abita cuore e testa di questa amministrazione regionale.
Una di quelle rose è nel mio giardino: ieri è fiorita.
[1]
“Risulta evidente che l’emergenza è stata disposta unicamente allo scopo di determinare la sospensione dell’applicazione delle normative di settore, limitare gli obblighi di concertazione, e il principio di ripartizione delle competenze”…
“Suscita notevoli perplessità e preoccupazione, per la palese violazione delle direttive comunitarie e nazionali sulla concorrenza, che per l’impianto di gassificazione di Malagrotta sarebbero intervenuti atti amministrativi di assegnazione dei lavori di costruzione e di esercizio nell’ambito di una non meglio chiarita procedura di affidamento diretto”.
Nessuno ha mai smentito la Magistratura contabile: è così, nel disinteresse della Politica e dei media.
E questa se mai non fosse chiaro era la Corte dei Conti a maggio del 2007, non il WWF.
Per sapere cosa accade a Malagrotta ogni approfondimento è possibile. In rete…
- Gassificatore di Malagrotta: parole e fatti
Rete Regionale Rifiuti Lazio - Maurizio Melandri: Assuefazione alla sopraffazione
- Perizia nazionale del Corpo Medico Francese
relativa alle alternative all'incenerimento ed alle discariche
Aspetti ambientali, sanitari e socio-economici - http://www.buonsenso.info
- http://www.stefanomontanari.net
Personalmente ho curato il capitolo sul Lazio.
Roberto Pirani
Esperto in gestione e riduzione di materiali post utilizzo