Si tratta di dati importanti, che vanno ulteriormente verificati, ma ''supportano la necessità - sottolinea Litta - di un intervento di sanità pubblica per ridurre l’esposizione delle popolazioni residenti nelle aree con livelli di arsenico che eccedono i limiti di legge''.
Infatti il tetto stabilito dal legislatore è di 10 microgrammi di arsenico per litro d’acqua. Per ciò che riguarda la mortalità il periodo analizzato è il decennio tra il 1990 e il 2009, mentre non sono presenti studi anteriori al 2005 sull’esposizione all’arsenico. Secondo l’indagine nei comuni della Tuscia coinvolti (quelli circostanti l’area del lago di Vico: Caprarola, Castel Sant’Elia, Civita Castellana, Fabrica di Roma, Carbognano, Capranica, Nepi e Ronciglione) si registrano eccessi di mortalità, di prevalenza e di incidenza per patologie tumorali, ischemiche e infarto al miocardio.
L’obiettivo dell’indagine è stato valutare eventuali danni alla salute nella popolazione residente in rapporto ad esposizioni croniche ad arsenico legate al consumo d’acqua: sono stati interessati tutti i 60 comuni della provincia di Viterbo insieme ad altre zone del Lazio. Nel periodo 1990-2009 nel gruppo di comuni con livelli di arsenico maggiori di 20 microgrammi per litro d’acqua si registra il 10% in più di mortalità legata a malattie del sistema arterioso, per malattie ischemiche del cuore. E questo vale sia per gli uomini che per le donne ...
Insomma quanto più si è esposti all’arsenico tanto più il rischio di contrarre malattie è evidente.
''Questi dati sono in possesso del dipartimento epidemiologico della Regione Lazio – ha dichiarato Antonella Litta – è necessario fare qualcosa in termini di interventi immediati non solo per curare ma soprattutto per prevenire i fattori di rischio. E’ vero che la legge indica il valore massimo di arsenico in 10 microgrammi per litro, ma è anche vero che con livelli di arsenico leggermente inferiori il problema non si risolve, perché le particelle sono comunque presenti e quindi nocive. Senza dimenticare che potrebbero essere rivenute nei campioni d’acqua anche altre particelle altrettanto pericolose come il radon e questo vale anche per il consumo di cibi trattati con l’acqua, il cosiddetto ‘effetto cocktail’ ''.
Quindi l’unica cosa da fare è ad avviso di Litta ''attivare i dearsenificatori e porre in essere interventi immediati che tutelino la salute dei cittadini''.
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