Come già molti ben famosi e ben prima di me (Carlo Verdone ultimo in ordine temporale, senza dover riesumare, Belli, Pascarella, Trilussa e l’indiscutibile Pasquino, tra legenda e realtà) traggo spunti ed insegnamenti dall’involontaria filosofia tipica romana, dettata da praticità, sintesi e schiettezza, costruita sull’ignoranza. Quando però, l’ignoranza assume un aspetto pragmatico, positivo e quasi sacrale, dovuto all’inevitabile riduzione a forme estremamente semplici di tutto quello che è semplice di suo, ma ci viene volutamente complicato e poi spacciato per tutto l’opposto.
L’ignorante puro, senza saperlo, compie un meraviglioso lavoro di riduzione all’essenziale, mettendo in evidenza, anche se non volendo, ma solo istintivamente, pecche e vizi nascosti dal sistema.
Il romano, per tradizione, lo fa da sempre, già dall’epoca dei papi e, forse, anche da molto prima che il cristianesimo s’inventasse questi ultimi faraoni.
Certo, da quando i bar hanno soppiantato le magiche osterie rionali, molta filosofia è andata purtroppo persa. E i preziosi insegnamenti, irrimediabilmente diminuiti nel tempo e nel loro inestimabile valore.
Ora i bar ne trasmettono ancora, ma raramente e in forma quasi telegrafica. Per cui, i dovuti commenti successivi, dobbiamo elaborarceli da noi stessi, quando giungiamo, da involontari ascoltatori, a gustare queste perle di antica saggezza.
In questi giorni, ad opera di lavori di rifacimento di impianto idrico a livello stradale, diversi operai hanno invaso il mio caro rione Monti. Lo stesso che fu tanto amato da Monicelli. E che per incommensurabile fortuna, nulla ha a che vedere con il nostro attuale premier.
Stranamente, alcuni di questi operai, anziché essere come sempre polacchi o rumeni, sono proprio non rumeni, bensì romani. Senza la “U”...
E un paio di questi, nel breve volgere del solito e consolidato mattutino cappuccino, hanno tenuto un’ottima lezione di economia globale, degna non della Bocconi, ma di una vera e propria facoltà di economia.
Alla Bocconi, c’è già Monti che fa, se non proprio ridere, almeno, piangere!
“Aho! Hai siccapito che stanno a dì questi? Che la riforma de le penzioni nun serviva a gnente, ma solo tanto pe dà ‘n zegnale a li mercati. Li mortacci loro!
E c’ho so. Che te credi che c’ho ‘n cervello d’un pappagallo? Doveveno da fa capì a ‘sti mercati che noi ce accontentamio de poco, anzi, quasi de gnente! E allora, ce ponno puro da giù come je pare a loro! Tanto, se stamio tutti zitti. E loro ponno fa li sordi senza che li disturbamo a fforza de piagnece addosso.
Beh, certo che puro li mercati …. Che poi, vorebbe da sapé io, ma chi so ‘sti cazzi de mercati?
Come chi so? So le banche e l’amichi loro. Magnaccioni come tutti l’antri. So quelli che fanno li sordi sur culo che se famo noi. Che poi, mò a noi, ma che ce frega de li mercati loro? Possibile che nun c’ha dda esse proprio nissuno che a ‘sti mercati je dica, senza tanti comprimenti e peli sulla panza: e ‘sti cazzi! Annatevela tutti a pià ‘nder culo e cosi sia!”
E il Tevere, placido e sornione, continua a scorrere, tra fori e basiliche, tra platani e “domus” e, a volte, a differenza del Piave, sembra quasi che mormori: “E ‘sti cazzi?”
"Asse saldo fra Merkel e Monti. Fase acuta superata, ora crescita"
Aho, me pare de sta da Meo Patacca! Se la cantano e se la soneno.
Nun hanno fatto 'n cazzo e mò vonno puro parlà de ricrescita?
Ma ricrescita de che? De li mortacci loro?
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